Pitagora Monza
Studi e proposte per il complesso residenziale
ex INA-CASA e IACP a Monza
Un progetto di efficientamento energetico come impulso per attivare
processi di sostenibilità ambientale e di partecipazione sociale.
All’interno del complesso residenziale ex INA-CASA e IACP di Monza sono presenti 108 unità immobiliari suddivise in 9 edifici in linea intervallati da aree comuni e giardini privati.
Nel 1949, a seguito dell’avvio del cosiddetto “Piano Fanfani” (per la costruzione di case per lavoratori), l’architetto Franco Marescotti viene incaricato della progettazione di una serie di edifici gestiti da INA-CASA e da IACP. Il tema della casa popolare per Marescotti non è un tema minore, come non lo è la ricerca per cui il quartiere diventa un nuovo modello di crescita della città, come nucleo fondamentale per l’educazione sociale.
L’INCLUSIONE DELLE INCONGRUENZE COME PROGETTO
L’evoluzione dell’impiantistica a servizio degli edifici residenziali esistenti e in particolar modo di natura condominiale, laddove utilizzata per esigenze di tipo privato, in contatto con le cosiddette “parti comuni”, ha spesso generato una serie di contrasti, se non addirittura liti, circa la loro appropriatezza formale, estetica e normativa, per sfociare velocemente in questioni da risolvere in maniera legale.
Molte delle facciate, che compongono le periferie delle città contemporanee, sono diventate scenografie che ospitano l’allestimento di attrezzature tecnologiche di ogni genere. Da tubi, di varie dimensioni e materiali, per il passaggio di gas, acqua e fibra ottica, all’installazione di macchine per la produzione di aria condizionata e antenne paraboliche. Molte immagini rappresentative di alcune megalopoli, sono diventate iconiche proprio per averne evocato la frenesia e il malessere, attraverso la rappresentazione di questo tipo di facciate.
La nostra proposta, piuttosto che innescare un processo di modifica di questo atteggiamento ambendo ad una pulizia formale delle facciate, attraverso una metodologia che evidenzi, per poi cancellare, tutte le superfetazioni (a fronte anche di uno “scontro” con gli abitanti) prevede di includere le incongruenze nel progetto. Da un lato, con opere di mimetizzazione delle attrezzature tecnologiche esistenti, attraverso l’uso del colore; dall’altro, riproponendo in chiave contemporanea – sempre attraverso opere soft, come una sorta di “graffiti” e trompe-d’oeil – alcuni elementi tecnologici in virtù di una rinnovata decorazione della facciata stessa.
PROGETTARE CON IL COLORE
Il progetto per l’efficientamento energetico del complesso di via Pitagora prevede la rigenerazione delle facciate dei nove edifici che lo compongono attraverso la coibentazione delle stesse (tramite il cosiddetto sistema “a cappotto”). L’utilizzo di differenti colori, corrispondenti ad ognuno dei singoli edifici, pur mantenendo lo stesso schema grafico per sottolineare l’omogeneità formale originale, definisce una maggiore autonomia e migliore riconoscibilità tra i singoli edifici.
Da parcheggio a playground a parcheggio
Come si può utilizzare uno stesso spazio in più modi? La proposta di progetto prevede un doppio utilizzo delle aree che abbiamo individuato per gli stalli dedicati alle auto. Durante le varie ore del giorno quindi, i parcheggi si trasformano, di volta in volta, in campi da gioco, per tornare (soprattutto nelle ore notturne) nuovamente parcheggi.
Raccolta differenziata
Alcune delle aree per la raccolta dei rifiuti solidi urbani appaiono inserite all’interno del complesso in maniera casuale. Senza definire nuovi ambiti, ma riconoscendo la necessità di mantenere inalterata una gestualità, radicata soprattutto nelle persone più anziane, la proposta progettuale prevede di inserire una sorta di paravento (realizzato in lamiera metallica stirata) che, da un lato oscuri la presenza dei cestini e cassonetti e dall’altro ne evidenzi, in maniera meno esplicita, la loro presenza.
LE AREE VERDI COMUNI
Le pratiche di inclusione sociale non sono necessariamente rivolte all’agevolare l’inserimento sociale di categorie svantaggiate, ma possono ambire ad una inclusione culturale, che preveda nuove pratiche e modalità di utilizzo degli spazi comuni. E’ in questo filone di pensiero che si inserisce la nostra proposta di progetto. Le aree verdi potranno quindi essere ri-utilizzate in vari modi, che prevedano la compartecipazione dei condomini. La proposta progettuale per l’area centrale si caratterizza per la scelta di mantenere tutti gli alberi esistenti. Ancora una volta, non abbiamo utilizzato processi che necessariamente costringano a scegliere cosa salvare e cosa no; il progetto per gli orti urbani si inserisce in maniera fisiologica e dolce all’interno del contesto costituito.